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Pier Paolo Pasolini fu artista poliedrico e scrittore multiforme, narratore, poeta, critico, saggista e cineasta. Si rivelò intellettuale problematico, scomodo, mai organico, suscitatore di dibattito ideologico-culturale, sperimentatore accanito di personali modalità e forme espressive, sempre comunque originale ed autenticamente impegnato sotto il profilo etico. |
La ricca e variegata produzione artistica di Pasolini è accompagnata da una sua personale e costante attività di riflessione teorica nonché da una altrettanto ricca e variegata bibliografia di studi critici. Di Pasolini interessa qui la scelta di esprimersi attraverso il cinema e la sua attività di regista.
L'interesse di P. per il cinema, come lui stesso ebbe a
dichiarare, è quanto mai precoce:
" Da ragazzo pensavo di fare il regista...Poi l'ho dimenticato...c'è stata la
guerra... Resta quella mia prima vocazione a farlo alla quale ho rinunciato per
anni..." (Intervista a "Filmcritica" del 1962). "La mia è una
passione antica, risale al tempo in cui ero ragazzo e risentivo dell'influenza di Chaplin,
di Dreyer che rientravano nel mio mondo stilistico e ideologico...E devo dire a distanza
di anni che i film di Charlot, di Dreyer e di Ejzenstein hanno avuto in sostanza più
influenza sul mio gusto e sul mio stile che non il contemporaneo apprendistato
letterario". (Intervista a "Cinema Nuovo" del 1961).
Pasolini arriva a Roma agli inizi degli anni '50, dopo aver incontrato molte difficoltà e
problemi familiari, economici, di accettazione della sua "diversità" (
emarginazione sociale, politica, culturale a causa della sua omosessualità, diversità,
non omologazione ). A Roma entra in contatto con l'ambiente del cinema ( introdotto, primo
fra tutti, da Mario Soldati) e lavora come attore-comparsa, poi come soggettista,
sceneggiatore, revisore dei dialoghi di Fellini, specie in dialetto romanesco, etc.,
perciò come artista della parola scritta, della comunicazione verbale, in cui si
riconosce il suo espressionismo linguistico (vedi gli studi di ascendenza pascoliana e
gaddiana).
Matura la decisione di diventare lui stesso autore completo e passare dietro la macchina
da presa, per esprimersi in modo autoriale, senza mediazioni di altri:
" Se mi son deciso a fare dei film, è perché ho voluto farli così esattamente come
scrivo delle poesie, come scrivo i romanzi... Dovevo per forza essere autore dei miei
film, non potevo essere un co-autore o un regista nel senso professionale di chi mette in
scena qualcosa, dovevo essere autore, in qualsiasi momento, della mia opera".
(Intervista a "Bianco e Nero" del 1964).
Il cinema, come egli teorizza più volte, è per lui lingua della realtà, ma non intesa in modo naturalistico. Il linguaggio del cinema è affine a quello della poesia, tanto che il suo sarà il "cinema di poesia" (cfr."Empirismo eretico").
I suoi modelli cinematografici ( citati, ma anche personalmente interiorizzati fino alla originalità espressiva) sono, prima di tutto, espressionistici e il suo personale linguaggio di regista si costruisce inoltre attraverso le sue esperienze e il suo gusto di raffinato intenditore di musica, classica e non, e di pittura.
Arrivato dietro la macchina da presa del tutto digiuno di cognizioni tecniche, interpreta la sua inesperienza con audacia espressiva e sensibilità artistica, creandosi uno stile fatto essenzialmente di primi e primissimi piani e di poche, originali panoramiche e carrellate, utilizzando luci, fotografia e sonoro sempre in modo fortemente espressivo, anti-naturalistico e simbolico, con immagini oniriche, spesso grottescamente caricate e deformate, sottolineate con effetto straniante.
Questo accade soprattutto nella sua prima opera compiuta,
"Accattone" (1961), ma si può cogliere, con le dovute peculiarità, in tutto il
suo cinema, che pure attraversa momenti diversi di realizzazione sia dal punto di vista
delle storie raccontate e dei temi affrontati, che di alcune scelte formali (come, per
esempio, il colore: il cromatismo forte e contrastato di "Edipo",
"Medea", "Teorema", "Porcile" e della trilogia "della
vita" rispetto al bianco e nero, ad esempio, di "Accattone", "Mamma
Roma", "Il Vangelo secondo Matteo". Nel film "La Ricotta" vengono
usati sia il bianco e nero che il colore).
Filmografia: http://clarence.spray.it/home/pasolini/cinema_filmografia.htm,
"Pagine Corsare", pagina filmografia completa a cura di Angela Molteni, cliccare
su filmografia.